La cosa che maggiormente mi affascina del mio lavoro è osservare come le parti riescano a cambiare atteggiamento durante il corso degli incontri.
Tante sono le volte in cui vedo arrivare coppie o ex coppie con due macchine… due persone divenute totalmente estranee nonostante una parte di vita passata assieme e condivisa… camminano distanti… non si aspettano e non si rivolgono la parola.
Quando si ritrovano seduti nella sala d’aspetto non si guardano e non si parlano, o se lo fanno, si percepiscono toni inaspriti e taglienti.
Una volta entrati nella stanza della mediazione è facile intuire quale sia il loro stato emotivo in base a come si siedono, solitamente quando arrivano come descritto sopra tendono a mettersi alla maggior distanza possibile, coi corpi rivolti da parti opposte, il tutto in maniera inconsapevole (il linguaggio del corpo spesso è molto più esplicito di quello verbale).
Quando si inizia l’ incontro, come un fiume, iniziano a scorrere tutte le problematiche verificatesi nei giorni precedenti o pre incontro, il tutto accompagnato da toni forti e insulti.
Ecco che compito del mediatore è quello di riuscire a intendere cosa le parti si vogliono dire dietro a quei toni e quelle parole forti, per riportarlo nella maniera più corretta ai clienti, al fine di aiutarli a ricomprendersi.
Il mediatore, che dev’ essere un professionista qualificato, si avvale di una serie di strumenti che consentiranno alle parti di tornare a comunicare nella maniera più ottimale e quindi capirsi, permettendo così a questi di riuscire a giungere ad accordi condivisi e sostenibili e di poter essere poi autonomi in futuro, sia nel caso in cui si stia affrontando una separazione, sia nel caso di una crisi.
Ecco che, una volta che le parti si sentono accolte dal mediatore, ascoltate e comprese dall’altra parte , i toni diventeranno meno aspri, i corpi tenderanno meno da parti opposte e il clima sarà più leggero e sostenibile per tutti.
Si riuscirà così a trovare un accordo, il quale sarà poi provato nei giorni a seguire fino all’ incontro successivo.
Vedere i miei clienti entrare in modalità “guerra” e uscire accompagnati da un’atmosfera più distesa è la parte più gratificante, percepire il conflitto che si riduce, aiutare le parti a stare meglio e riorganizzare concretamente il presente e futuro puntando al benessere di tutti i componenti e dei figli è ciò che amo della mia professione.
Il conflitto è comune a tutti i rapporti, saperlo gestire ne evita l’esasperazione.
Bisogna diffondere e far conoscere la mediazione per poter evitare tante situazioni altamente conflittuali che sarebbero risolvibili diversamente.